RE: Licenzia un dipendente, assumi una web agency

Oggi mi balza agli occhi un articolo di Corriere.it riguardo a una campagna di comunicazione della web agency KiRweb di Roma, intitolato "Licenzia un dipendente, assumi una web agency." ...

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mercoledì 6 giugno 2012

RE: Licenzia un dipendente, assumi una web agency. E le PMI cosa fanno?

RE: Licenzia un dipendente, e le PMI cosa fannoOggi mi balza agli occhi un articolo di Corriere.it riguardo a una campagna di comunicazione della web agency KiRweb di Roma, intitolato "Licenzia un dipendente, assumi una web agency."


In poche parole l'agenzia si propone a possibili nuovi clienti al posto, e ad un costo inferiore, di un qualsiasi dipendente interno all'azienda. In questi termini promette assistenza e consulenza ad una cifra irrisoria mensile per attività di Web Marketing, pianificazione Marketing, grafica e web design, ecc. ecc. Insomma, di tutto di più.


(1) Non spetta a me giudicare in termini qualitativi l'agenzia (ho visto alcuni commenti su Facebook inerenti a ciò)


Arrivando al punto del post, vorrei soffermarmi sulle parole scelte per indicare il claim della campagna, ovvero "Licenzia un dipendente". (N.B: una nota andrebbe anche per la foto di home scelta e raffigurante un calcio nel sedere ad un fatidico dipendente, ma al momento pare sia stata tolta).
A mio avviso, vista soprattutto la situazione attuale del paese, mi pare un uso criminale dei termini e un messaggio sbagliato che si potrebbe veicolare fra i più. La ritengo obiettivamente una scelta discutibile e di cattivo gusto.
Leggendo su Corriere.it, l'ad di KiRweb Pirrone, sostiene la sua campagna con queste parole: "Ha presente quanto costa a un'azienda assumere un web master, un web designer, un seo. Noi ammortizziamo tutto proponendo un costo irrisorio e con tutte queste figure contemporaneamente.". Bè nulla di più giusto, ma rimane il fatto che per comunicare "l'acqua calda" si poteva scegliere modi e concetti diversi.


Inoltre sulla fan page Facebook dell'agenzia si precisa che (cit.) "La campagna ha lo scopo di smuovere l'opinione pubblica su quelli che sono i problemi economici delle piccole e medie imprese italiane..".
Ecco, finalmente un buono spunto! No, come al solito "Licenzia un dipendente" non lo si può far passare come un messaggio propedeutico a far emergere i problemi legati alla PMI italiana.
Se invece vogliamo aprire un dibattito costruttivo e discutere sui problemi e le tematiche delle PMI italiane, abbiamo una miriade di altri termini. Che a differenza di quelli utilizzati dall'agenzia romana non minano il posto di lavoro dei dipendenti. (qualche cosina viene fuori anche sull'articolo de Il Sole 24 Ore).
Per es.:

  • le PMI hanno quasi sempre un budget troppo esiguo per affrontare vere e proprie campagne pubblicitarie e allo stesso tempo curare la strategia di comunicazione su più media.
  • spesso le PMI italiane non hanno al loro interno una struttura organizzata per seguire più aspetti della comunicazione.
  • solitamente le PMI fanno fatica a pianificare un plan sul medio-lungo periodo.
  • può capitare che nelle PMI non si punti sulla formazione/aggiornamento delle risorse interne, o non si abbia la possibilità.
  • all'interno delle PMI italiane si riscontrano mancanze di cultura di Marketing, Gestione di impresa ed Economia generale.
  • spesso, mancando un piano, le PMI non vedono i risultati sperati nei nuovi media e abbandonano troppo presto il progetto.
  • E vero che i "nuovi media" hanno un costo nettamente inferiore rispetto ai media tradizionali, ma questo viene spesso travisato dalla PMI. Il costo/valore percepito è frequentemente inferiore ai 3/5k € (in alcuni casi anche sotto il migliaio d'euro)

[BREAKING NEWS]: Sembra che sia stato bannato dalla fan page di KiRweb e che non possa più commentare sulla loro pagina. Onestamente la cose non mi crea grossi dispiaceri, ma se questo è quello che intendono nella "Gestione di campagne Facebook - Twitter", allora vi consiglio di tenervi stretti i vostri collaboratori e di NON "Licenzia(re) un dipendente".

photo credit: Jordi Payà via photo pin cc

mercoledì 2 marzo 2011

Fare busines su Foursquare? No,grazie! Il marketing di tutti i giorni.

Un argomento caldo del 2010 - e sicuramente anche nel 2011 - è il fare/creare opportunità di business e promozione su nuovi "ambienti" sociali o nuovi "ambienti" di marketing. Ne sono un  esempio lampante i network di geo-localizzazione quali Foursquare e Gowalla, o i siti cosidetti "group-buying site", nei quali sono state poste moltissime aspettative per il futuro del "social" marketing".

Fonte MerchantCircle: "Promuovi il tuo business/attività tramite i seguenti servizi?"
Dalle risposte dei +7.000 partecipanti alla survey possiamo immediatamente notare che, al momento, i nuovi servizi tanto discussi in rete non hanno ancora attecchito sulla base delle imprese americane, ovvero i local-business
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N.B: nel post di FTTech non viene specificato chiaramente il target a cui fa riferimento il sondaggio, ma si può intuire un profilo business locale, di media/piccola grandezza e geo-localizzato in un area ristretta.
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Dati alla mano, 2 attività locali su 3 hanno utilizzato servizi comuni e standard come Facebook ADS e Google - AdWords - semplificabili in Pay per Click o comunemente in Keywords Advertisin (legati ad una specifica query di ricerca o interesse).
Allo stesso tempo i servizi di geo-tagging "orginali - Fousquare e Gowalla - solo una su 10 e 1 su 100.
E' un trend che ci descrive molto bene la scelta delle attività locali, sopratutto se lo si associa al fatto che solo il 7,6% e il 5,5% si sono detti "invogliati ad utilizzarli in futuro".


Detto ciò, il post non vuol essere un monito contro il "geo-tagging" marketing, ma una prova che tutto quello che viene gridato a gran voce in rete come nuovo must, non sempre si rispecchia nella realtà quotidiana di PMI o realtà locali.


Ho sempre nutrito dubbi sulla reale efficacia dei servizi Foursquare e Gowalla, perchè sviluppati in termini ed app poco accessibili per quelle persone con una medio/bassa skill sul mezzo "social" (la maggioranza) e quindi di difficile diffusione sul grande pubblico.


Al contrario, invece, credo ciecamente nella soluzione "geo-tagging" in chiave marketing e comunicazione, un must con la possibilità di associare foto, status e persone ad una attività, luogo e/o prodotto/attività commerciale. 
In questo concordano anche le "local-business" interrogate che, nel 50% dei casi, si dicono pronte ad utilizzare Facebook Places nell'immediato futuro. (attualmente il 32,2% lo utilizza già, ndr)


Un prossimo dato da tenere in considerazione sarà quello relativo a Groupon. Attualmente un po' deludente ma con un valore di "prossimo utilizzo" secondo solo a Youtube.


In conclusione vorrei citare un dato che esce da FTTech; a livello locale - US - il 72% delle local business hanno un budget di spesa dedicato al marketing non superiore ai 5.000 $, mentre il 32% inferiore ai 1.000 $/anno.


A voi le riflessioni..

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